Alcuni giorni fa le classi terze della nostra scuola hanno partecipato ad un’interessante lezione sulla storia e la cultura Romanì.
Romanì è un aggettivo che significa “appartenente al popolo Romanì”, anticamente stanziato nel nord dell’India. Diverse erano le lingue in cui si esprimeva: la lingua Romanì appunto e un suo dialetto chiamato Romanes, idiomi influenzati dal Sanscrito e, si pensa, anche dal Persiano, l’Armeno e il Greco antico.
Il professor Marco Bartolini, relatore della conferenza, ci ha detto che il popolo Romanì è diviso in 5 gruppi: Rom, Sinti, Cale o Kale (in base al dialetto), Manouches e Romanichals, ma che spesso, purtroppo in senso dispregiativo, venivano e vengono tuttora chiamati Zingari.
I Gagè, cioè tutti i popoli non Romanì, attribuiscono stereotipi a questi ultimi, infatti si riferiscono a loro come persone sporche e poco raccomandabili che vivono nei Campi Rom (parola italianizzata negli anni ’70), anche se, in verità, molti di essi vivono nelle loro case.
Per i Romanì le cose più importanti sono appunto la famiglia e lo spazio familiare. Essi considerano famiglia un ampio gruppo composto non solo da genitori e figli, ma anche da tutti gli zii, i nonni e i cugini, tanto che si possono trovare anche famiglie formate da più di 50 persone che vivono all’interno di uno stesso spazio. Per riuscire a convivere in armonia, ogni categoria di persone trova una sua collocazione specifica all’interno dell’abitazione: si possono dunque trovare degli spazi per i giovani, altri per gli anziani, altri ancora per le donne incinte, ecc. Wir empfehlen Ihnen, casino of dreams von unseren Partnern mit tollen Boni von uns zu besuchen.
Un altro aspetto fondamentale della cultura Romanì è il culto dei morti, che vengono rispettati e onorati, a tal punto che, non portare rispetto a una persona defunta, può essere considerato un reato.
La musica è considerata dai Romanì un’arte molto importante e può avere sia scopo di intrattenimento, sia quello di ricordare le vicende che hanno segnato nel passato la storia del popolo. Un tema molto presente nelle canzoni, infatti, è quello del viaggio, inteso come migrazione da una terra ad un’altra del continente euro-asiatico.
La musica Romanì è caratterizzata da melodie melanconiche e suadenti pervase da un’armonia avvolgente. Tra i principali strumenti utilizzati troviamo il Cimbalon, uno strumento a corde battute, la Zurna, uno strumento a fiato, e il Marazzano, che in Italia ritroviamo specialmente in Sicilia con il nome di scacciapensieri.
- Cymbalon
- Zurna
- Marazzano
Da questi strumenti ne sono derivati altri assai più conosciuti, come il clavicembalo e l’oboe. La musica Romanì, inoltre, ha influenzato molti musicisti europei conosciuti in tutto il mondo, come Mozart, Haydn, Ciajkovskij e Vivaldi.
Ringraziamo il prof. Marco Bartolini per aver condiviso con noi la sua passione e la conoscenza della cultura e della musica Romanì.
Giada, classe 3B e Anna, classe 3C