In questo articolo voglio narrarvi una delle storie più avvincenti della seconda metà del XX secolo. Una storia reale di un uomo molto importante per la storia degli USA che svanì nel nulla e di cui il modus operandi rimane avvolto nel mistero. Sono rimasto sorpreso nel venire a conoscenza del fatto che quasi nessuno in Italia non ha mai sentito nominare il nome di D.B.Cooper. Ma chi è e cosa ha fatto quest’uomo?
Correva l’anno 1971, era tardo pomeriggio di mercoledì 24 novembre, il giorno successivo al Thanksgiving. La nostra storia inizia all’aeroporto nazionale dell’Oregon a Portland. Un uomo in giacca e cravatta di circa un metro e ottanta, sulla quarantina, mocassini neri ed una ventiquattr’ore (un classico uomo d’affari americano degli anni settanta) entra dall’ingresso principale.
Al tempo gli aeroporti non avevano nessun sistema di metal detector o richieste di aprire il bagaglio prima dell’imbarco, bastava pagare qualche dollaro e potevi partire.
L’uomo compra un biglietto di sola andata per Seattle, una tratta che dura circa 30 minuti. Fino ad ora nulla di sospetto. Si imbarcò nel Boeing 727 impiegato per la tratta Portland-Seattle e nonostante l’aereo fosse molto grande, non ci sono molti passeggeri a bordo: nemmeno un centinaio. L’uomo si siede al posto 18C e poco prima che il velivolo decollasse, si accese una sigaretta e ordinò un bourbon. Era calmo, molto calmo, forse fin troppo calmo.
Erano passati pochi minuti da quando il 727 era decollato. Ed è in quel momento che questa storia si fa emozionante: l’uomo, che come avrete già capito, è conosciuto oggi come D.B.Cooper, porge un biglietto alla hostess seduta accanto a lui, ma non è questo il fatto insolito perché dovete sapere che in quegli anni le hostess subivano continue molestie da parte dei passeggeri e quindi molto probabilmente Florence Schaffner avrà preso quel messaggio per un altro apprezzamento come gli altri mille che avrà sicuramente ricevuto quella settimana.
Ma la tranquillità della Schaffner svanì quando Cooper le sussurra: ”Signorina, le converrebbe leggere quel biglietto, ho una bomba”. Sul pezzo di carta, che oggi non abbiamo perché Cooper lo ritirò subito dopo che l’assistente di volo lo lesse, c’era scritto a grandi linee: ”Signorina, nella mia valigetta c’è una bomba che userò, se sarò costretto. Si sieda accanto a me. State per essere dirottati. No funny business.” Quest’ultima parte del messaggio può essere tradotta con l’italiano di: ”Non fate scherzi”. La donna si dimostrò tranquilla e sedendosi accanto a Cooper chiese delle prove del fatto che lui avesse realmente una bomba nella ventiquattr’ore. Al che Cooper aprì leggermente la valigetta, tanto da mettere in mostra alla donna otto candelotti rossi. Le disse, indicando dei fili: ”Mi basta collegare questi a questa batteria e moriremo tutti.” Subito dopo aver richiuso il bagaglio, dettò le richieste di riscatto: 200 000 dollari americani (che oggi valgono circa 1,3 milioni di $), quattro paracadute e un’autobotte per rifornire il 727 all’atterraggio. Per quest’ultima richiesta era chiaro che dopo aver ricevuto i soldi il dirottatore avrebbe richiesto di decollare ancora. La richiesta dei quattro paracadute fu una mossa molto scaltra: con quattro una persona può pensare che il dirottatore prenderà degli ostaggi, quindi non si potevano permettere di manometterli perché avrebbero rischiato di uccidere una persona innocente, mentre se ne avesse richiesto solamente uno, manomettendo questo potevano stare certi che avrebbero sicuramente ucciso Cooper.
La hostess andò in sala comandi e avvisò il capitano di cosa stava avvenendo a bordo. Questo contattò le autorità le quali autorizzarono il pagamento del riscatto. Fatto questo comunicò ai passeggeri che il motore aveva un guasto minore che avrebbe ritardato il loro arrivo a Seattle. In realtà, l’aereo sorvolò più volte il capoluogo dello stato di Washington in attesa che l’FBI recuperasse i 200 000 dollari. D.B.Cooper, in tutto ciò, rimase tranquillo: ordinò un altro Bourbon pagando regolarmente e insistendo perché le assistenti di volo tenessero il resto come mancia e si offrì anche di pagare il pranzo all’equipaggio.
Dopo circa due ore l’aereo atterrò a Seattle e mentre i passeggeri uscivano dal velivolo, Cooper chiese di far chiudere le tendine di ogni finestrino perché sapeva che sulla pista di atterraggio erano posizionati alcuni tiratori scelti che non attendevano altro di avere sotto tiro la sua testa, ma vedendo che i finestrini erano chiusi, non potevano sparare perché il rischio sarebbe stato quello di colpire qualcuno di innocente o di non colpire nessuno.
Quando tutti i passeggeri furono defluiti fuori, un agente dell’FBI passò a una signora dell’equipaggio i quattro paracadute con 10.000 banconote da 20 $. Ora immaginate di essere stati dei passeggeri di quel volo: uscite dall’aereo e la prima cosa che notate sono le auto dell’esercito e degli agenti di polizia che vi scortano fuori. Ad un tratto un uomo in divisa viene verso di voi e vi dice: ”Signori, dovete sapere che il velivolo non ha avuto alcun genere di guasto. Infatti avete ritardato l’atterraggio perché un uomo ha dirottato il vostro volo e ha avuto per tutto il tempo una bomba nella sua valigetta.”
Immaginate lo shock di venire a sapere che fino a pochi minuti fa eravate seduti vicino a una bomba.
Nel frattempo Cooper, probabilmente ancora seduto sul suo comodo divanetto, dettò i suoi ultimi ordini: l’aereo doveva dirigersi verso Città del Messico a 290 km/h ad un’altezza massima di 3.000 metri. Ascoltando queste richieste, i due piloti pensarono che non era possibile viaggiare con quei parametri senza mandare in stallo l’aereo, ma il dirottatore li rassicurò dicendo che era un volo che si poteva benissimo fare. Quello che successe dopo dimostrò che Cooper era probabilmente un pilota di aerei con grandi esperienze, perché il Boeing non ebbe problemi nel volare così lento ad altezze così basse.
Al momento del secondo decollo erano a bordo D.B. Cooper, i due piloti Scott e Rataczack, l’ingegnere di volo Anderson e l’assistente di volo Mucklow. Alle 19:40 di quel 24 novembre, Cooper fece la sua ultima richiesta: chiese all’assistente di volo Mucklow di lasciarlo da solo, di andare in sala comandi con tutti gli altri e di chiudere la porta della cabina di pilotaggio. Ad un tratto, sulla plancia si accese una spia che indicava che la scaletta era stata aperta. Erano le 20:00. Poco dopo ci fu uno sbalzo di pressione che fece sobbalzare la porta della cabina di comando. Quando la Mucklow uscì dalla plancia, Cooper non c’era più. Ma cos’era successo? Probabilmente l’uomo aprì la scaletta: in mano aveva la sua valigetta con 200.000 dollari, due paracadute e la sua ventiquattr’ore Aprì il portellone: un forte risucchio lo spinse in avanti, ma non cadde. Tenendosi al corrimano scese uno scalino, poi un altro e dopo un altro ancora… si fece coraggio e si gettò tra le nuvole e il buio di novembre. Quella fu l’ultima volta che D.B. Cooper fu visto.
Il nome D.B. Cooper non fu nemmeno il vero pseudonimo che utilizzò, infatti si firmò con il nome di Dan Cooper all’aeroporto, ma dei giornalisti disattenti lo fraintesero con D.B. Cooper. Non sappiamo se atterrò vivo, se atterrò o dove atterrò. Di lui ci rimangono la sua cravatta, nove mozziconi di sigaretta e 5 800$ bruciati trovati nel 1980 che apparterrebbero a Cooper. Negli anni sono stati passati al setaccio più di 800 sospettati. I due più famosi sono stati Richard McCoy e Robert Rackstraw. Il disegno del volto di Cooper, che avete visto prima, realizzato dell’FBI successivamente grazie alle testimonianze di chi assistette a quell’evento, non è stato fatto benissimo perché non assomiglia a nessun uomo in particolare. Inoltre il dirottatore poteva essere truccato o, peggio, mascherato così da non poterlo associare a nessuno. Il personaggio di D.B. Cooper era visto dagli americani come un eroe che vestiva i panni del riscatto sociale che ogni statunitense desiderava in quegli anni. D.B. Cooper riuscì a dirottare un aereo, rubare 200 mila dollari e a scomparire nel nulla senza fare del male o uccidere nessuno, rimanendo sempre calmo e cordiale.
Il Caso Cooper rimane l’unico caso di dirottamento aereo irrisolto della storia.
Ci sono ancora molti punti di domanda su questa faccenda che la rendono affascinante e che forse, o molto probabilmente, sono destinati a rimanere senza risposta.
PIETRO OGGIONI